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La mia tristezza è normale?

Ogni giorno, proviamo svariate emozioni, una delle quali è la tristezza.  Infatti, anche se lo spettro emotivo è davvero ampio, vi sono sei “emozioni basilari” che compaiono durante il naturale sviluppo di ogni persona in ogni paese, cultura ed età.  Queste sei emozioni sono, in aggiunta alla tristezza, gioia, paura, rabbia, disgusto e sorpresa.  Sono tutte fondamentali per svolgere le nostre funzioni personali e sociali.

Tuttavia, anche se queste emozioni presentano determinate funzioni che le rendono utili nella nostra vita, può accadere che in particolari momenti o circostanze, possono iniziare a essere disfunzionali o persino problematiche.  È importante sapere come stabilire la differenza tra un’emozione normale e una patologica in maniera tale da poter identificare quando è necessario ricorrere a risorse specifiche per affrontare il problema, come consultare un medico specialista o uno psicologo.

A questo punto, è importante ricordare che tutte le emozioni hanno una funzione, sia quelle più piacevoli (come la gioia) sia quelle meno desiderate (come tristezza, paura e rabbia).  Qualunque sia l’emozione, ci stimola a fare quello che meglio ci consente di adattarci in qualsiasi dato momento.

In questo articolo parleremo di un’emozione in particolare: la tristezza.  La tristezza è un’emozione spiacevole da vivere.  È correlata a cattivo umore, mancanza di motivazione e carenza di energia.

Se troviamo difficile tollerare la nostra stessa tristezza, è probabile che avremo anche difficoltà a vivere la tristezza di qualcun altro.  È per questo motivo che è così comune sentire frasi come “Tirati su!”, “Non piangere”, “Piangere non ti fa bene” e “Quello che devi fare ora è lasciarti alle spalle la situazione e divertirti”.

Tuttavia, la vita non è così: la tristezza è un’emozione che riveste un ruolo fondamentale per il nostro benessere.  Ci invita a riflettere sulle nostre situazioni avverse e analizzarle.  Mostreremo questo scopo con un esempio.  Supponiamo di aver rotto con il nostro partner.  È del tutto normale sentirsi tristi dopo una situazione come questa.  Questa tristezza spesso induce le altre persone ad accorgersi che stiamo soffrendo e dedicarci attenzioni e compassione nel nostro momento di vulnerabilità.

Ora che abbiamo imparato che dalla tristezza può scaturire un supporto emotivo vitale, è importante distinguere le differenze tra tristezza e depressione.  La depressione è un disturbo dell’umore che abbraccia un insieme di sintomi come apatia, anedonia, disperazione, mancanza di energia, irritabilità, disagio e il senso soggettivo di incapacità di affrontare le difficoltà della vita.

Leggendo i sintomi della depressione, la si potrebbe confondere con la tristezza.  La chiave per distinguere emozioni patologiche da quelle normali risiede nella causa dell’umore di una persona, nella sua intensità e durata e nell’entità del deterioramento delle funzionalità sociali e generali dell’individuo.

Andremo a spiegare in dettaglio queste cause:

  • Causa-effetto: Normalmente, le emozioni che viviamo sono risposte a un evento.  Per esempio, se sento un rumore sospetto di notte, provo spavento.  Tuttavia, quando abbiamo a che fare con un’emozione disfunzionale, la avvertiamo anche in assenza di uno stimolo chiaro.  Questo si verifica quando una persona soffre di depressione, senza però avere necessariamente un motivo evidente per essere triste.
  • Frequenza e intensità: Durante l’intera giornata, proviamo emozioni distinte con intensità e di breve durata.  Se l’intensità è alta e prolungata, è possibile che abbiamo a che fare con qualcosa di più disfunzionale.  Per questo motivo, il grado di sofferenza è molto più alto.
  • Deterioramento: I disturbi dell’umore hanno un enorme impatto sulla vita delle persone che ne soffrono.  A differenza di quanto accade con le emozioni normali che ci consentono di proseguire le nostre giornate, le emozioni patologiche provocano un serio deterioramento della qualità della vita di un individuo, compreso non solo il suo benessere cognitivo ed emotivo, ma anche la sua salute fisica.

Al di là di come viviamo l’emozione, è importante tenere conto delle strategie che impieghiamo per risolvere le nostre situazioni complicate.  A grandi linee, possiamo distinguere tra lo stile ruminante e lo stile evitante o distrattore.

Lo stile ruminante è quello in cui la persona si sofferma costantemente sulle cause del suo umore senza intraprendere alcuna azione.  Lo stile distrattore, d’altro canto, vede chi lo pratica intraprendere altre attività per distogliere la loro attenzione dall’emozione negativa.  A questo punto, è importante chiarire che nessuno stile è meglio dell’altro.  Ognuno di essi, in alcune situazioni, è più o meno adattativo nel suo tentativo di far fronte all’evento in questione.

Nel caso della depressione, diversi studi mostrano che lo stile ruminante della risposta è più nocivo per il paziente, mentre lo stile distrattore ci consente di affrontare la situazione un po’ di più ed è pertanto più efficace.

Imparare a identificare, assimilare, comprendere e regolare le nostre emozioni e quelle degli altri determina in gran parte la nostra qualità della vita.  I padri dell’intelligenza emotiva, John Mayer e Peter Salovey, affermano che la capacità di regolare le emozioni di un individuo funge da importante fattore protettivo contro le situazioni avverse della vita, compresa la depressione.

Non possiamo controllare tutti gli eventi della nostra vita.  Ci saranno degli accadimenti davvero piacevoli, mentre altri saranno più sgradevoli.  Tuttavia, possiamo impiegare la nostra strategia di mettere a confronto tra loro ognuno degli eventi.  Ora dipende tutto da te: puoi scegliere di approfondire la conoscenza di te stesso e imparare come rapportarti in un modo sano alle tue emozioni.

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