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Qual è la differenza tra attitudine e atteggiamento?

C’è un’enorme differenza tra attitudine e atteggiamento, due termini dal suono simile ma con significati differenti. Per atteggiamento si intende il modo in cui facciamo le cose, mentre attitudine (o attitudini) si riferisce alle cose che siamo in grado di fare. Pertanto, atteggiamento e attitudine, se sviluppati adeguatamente, sono armi molto potenti per il nostro rendimento lavorativo e per il successo della nostra integrazione e del nostro benessere all’interno di un team.

Atteggiamento e attitudine: caratteristiche

Cosa si intende per atteggiamento?

Quello dell’atteggiamento è un concetto ampiamente studiato nella psicologia sociale. Si compone di tre fattori: uno cognitivo (pensieri, opinioni, credenze), uno emotivo (piacere/dolore, approvazione/piacere) e uno comportamentale (i comportamenti che compiamo). A volte, tutti e tre questi fattori sono compatibili fra loro, generando un atteggiamento intenso, visibile e fortemente carico di energia positiva o negativa. In altri casi, uno di essi è leggermente più debole degli altri e l’atteggiamento perde quindi parte della sua forza. Per esempio, un dipendente avrà un atteggiamento eccellente nei confronti del suo lavoro se è convinto del valore di ciò che fa, ne trae giovamento e, in aggiunta, applica queste opinioni e sensazioni ai compiti che svolge.

D’altro canto, potremmo analizzare l’atteggiamento di un dipendente in base a queste caratteristiche: 

– Temperamento. Si tratta della volontà che abbiamo di fare le cose, il tono, la qualità dell’energia con cui agiamo. 

– Carisma. Si riferisce a tutte quelle caratteristiche che ci rendono brillanti, attraenti, leader, distinti.

– Meccanismo di adattamento. Il nostro modo di gestire mansioni e relazioni: sconfitta, ottimismo, pulsione, calma, fuga, blocco, aggressività, temperanza, collaborazione, sicurezza… 

– Umore. Possiamo essere ottusi, energetici, allegri, disperati, sicuri, vigili.

Nel frattempo, l’attitudine…

Come accennato sopra, l’attitudine di qualcuno è la misura in cui è in grado di svolgere uno specifico compito, ossia, prendersi la responsabilità di ottenere risultati da una serie iniziale di istruzioni. Vi sono abilità che un lavoratore non riuscirà mai ad acquisire, a prescindere dall’entità del processo di aggiornamento e riqualificazione delle competenze a cui si sottopone. Tuttavia, tutti i membri del team sono sempre sulla buona strada per diventare lavoratori migliori: più talentuosi, più competenti nello svolgere le loro mansioni, più capaci di ottenere il massimo dall’esperienza che acquisiscono. 

Quindi, in sintesi, possiamo considerare che le abilità di un determinato candidato per una posizione o di un dipendente che già la occupa sono correlate a questi quattro punti: 

– Talento. Include le nostre virtù specifiche, che ci rendono unici rispetto agli altri e da essi ci distinguono.

– Competenze. Nel mondo delle imprese, distinguiamo tra competenze complesse e competenze trasversali. Entrambe ci consentono di svolgere le nostre funzioni come persone competenti in una data posizione.

– Abilità. Si tratta di quali aspetti e, soprattutto, quanti aspetti possiamo coprire nelle nostre mansioni, funzioni e responsabilità in un determinato momento della nostra carriera professionale. 

– Requisiti per candidarsi a una posizione o mantenerla. Quando leggiamo di un’offerta di lavoro o ci viene proposta una riorganizzazione del nostro team, possiamo osservare quali caratteristiche una persona deve avere e valutare quanto siamo vicini o lontani dal rispettare tali requisiti. 

La differenza tra attitudine e atteggiamento e come li combiniamo 

Non lasciarti ingannare dai sostenitori di uno o dell’altro. Sebbene vi sia una differenza tra attitudine e atteggiamento, sono entrambi necessari per svolgere un determinato lavoro. Ecco perché la maggior parte degli annunci di lavoro, soprattutto quelli molto esaustivi, dedica molto tempo a specificare sia l’atteggiamento sia l’attitudine che un candidato idoneo deve avere. 

Pertanto, ipotizzando che non siamo sempre il dipendente perfetto, entrambi dovrebbero integrarsi l’un altro in maniera tale che un aspetto compensi le lacune dell’altro e, di conseguenza, facendo sì che il rendimento ne risulti potenziato. 

Ci possono essere candidati per un ruolo o dipendenti che sono incredibilmente dotati per un particolare lavoro e possiedono anche il livello giusto di motivazione, carisma ed energia per svolgere quella mansione. Tuttavia, è molto più probabile che a un certo punto perdiamo colpi, sia in termini di atteggiamento con cui ci approcciamo al lavoro sia in termini delle nostre capacità di svolgerlo. Quindi, la cosa realistica da fare è individuare la combinazione giusta di atteggiamento e attitudine piuttosto che farsi venire l’esaurimento sforzandoci di essere il dipendente ideale o cercando un candidato perfetto a ogni livello che potrebbe non presentarsi.

Quando cerchiamo un lavoro o siamo già impiegati, tendiamo a fare molte ipotesi su cosa apprezzeranno di più i nostri manager, ma la verità è che la risposta non è sempre chiara. In questo senso, né l’atteggiamento né l’attitudine rappresentano un fattore determinante nell’ottenere una certa posizione o nel superare il periodo di prova e mantenere la posizione raggiunta.

Spesso, soprattutto quando siamo principianti in una mansione, ci sentiamo insicuri sulla nostra capacità di svolgerla adeguatamente: pensiamo di non avere le competenze necessarie e abbiamo paura di diventare lavoratori sacrificabili. Tuttavia, a meno che le competenze non manchino del tutto, i nostri supervisori spesso apprezzano l’atteggiamento con cui ci approcciamo alla mansione (positività, perfezionismo, responsabilità, flessibilità) piuttosto che valutare se siamo o meno persone con doti brillanti adatte a quella particolare mansione. Anche in questo caso, il segreto è quasi sempre combinare atteggiamento e attitudine nella maniera più efficiente.

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